Incontro pubblico aperto a tutta la cittadinanza
promosso da Ferrara Civica Lista Elettorale per Alan Fabbri Sindaco di Ferrara
Svoltosi Sabato 11 Maggio Ore 17 Palazzo Savonuzzi, via Darsena, 57 – 44122 Ferrara
Intervengono:
– RICCARDO FORNI capolista Ferrara Civica per il Consiglio Comunale di Ferrara
– WALTER PASINI – medico dello Sport, specialista in Cardiologia, medicina del Lavoro, climatologia – Direttore del Centro di Medicina del Turismo – Centro Collaboratore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per la Medicina del Turismo, dal 1988. Presidente dell’ International Organization for Global health.
– RUGGERO OSNATO dirigente medico medicina d’emergenza urgenza, candidato Ferrara Cambia
– ALAN FABBRI Candidato Sindaco di Ferrara
QUATTORDICI ORE DI ATTESA AL PRONTO SOCCORSO DI CONA –28 APRILE 2019: LA STAMPA LOCALE
MODONESI: LO SMEMORATO SANITARIO.
Modonesi ha un grande pregio: è un giovane politico di lungo corso.
Come tale, ha il pregio di tanti politici: non ha memoria storica, perché ricordare può essere pericoloso; tanto gli italiani e i ferraresi son peggio: psicologicamente rimuovono tutto. Non ricorda o non sa la storia, quella minuta, non mi permetterei certamente di mettere in dubbio le sue conoscenze della Storia con la “S” maiuscola, ma di quella minuta -che poi tanto minuta non è- sì, quella proprio non l’ha.
Come anche il coraggio di ammettere: sulla sanità il mio partito, il partito cui appartengo, il PD, ha sbagliato; un ravvedimento operoso è impossibile aspettarselo. Come d’altronde sulla vicenda della banca democristiana, per eccellenza, la Cassa di Risparmio. E dalla memoria corta al raccontare -in falsa coscienza- “frottole”, il passo è: istantaneo. Specie in una competizione elettorale: il tempo dei dolci inganni e di chi spara le “balle” più grosse. Come sul ”Pronto Soccorso” e la sanità ferrarese. Oppure si è “candidate” civiche gentili, peccato che si è organiche e funzionali al sistema PD. Noi no: siamo ruvidi.
SANITÀ A FERRARA. ANNO 2000: 20 ANNI FA. Furono Tagliani e Sateriale a decretare nel 2000 la morte del Sant’Anna ed il raddoppio di Cona, proprio in concomitanza con la sopraggiungente crisi della Coopcostruttori.
Loro ed il PD ferrarese ubbidirono a Errani l’allora Presidente della RER, scippando l’ospedale storico alla città, mentre Bologna ristrutturava l’ospedale Sant’Orsola in centro e Modena ampliava il Policlinico, sempre in centro. Una classe dirigente inadeguata e subalterna ha inflitto enormi sofferenze ai ferraresi, ai pazienti, ai familiari, sottraendo loro il minimo di assistenza ospedaliera accessibile in città.
Hanno costretto i ferraresi all’esodo quotidiano a Cona, facendo soffrire anziani e bambini, per il minimo infortunio o per una lieve patologia.
Hanno sottratto ai malati cronici le cure in day hospital in centro, hanno allungato le code per le visite specialistiche e gli esami.
È chiaro chi non vuole un presidio sanitario pubblico di qualità in centro città.
Il vuoto in natura non esiste: qualcuno più rapido e veloce di te lo riempie.
Figuriamoci in un settore pubblico pachidermico che rappresenta l’80% dei danari di una Regione: i privati legittimamente fanno la loro parte quando il pubblico è colpevolmente assente e si “lascia scappare” talenti e professionisti formati a spese del pubblico e che se non messi nelle condizioni ottimali di esprimersi, riparano nel privato o in altre situazioni pubbliche di altre regioni.
Un vero colpo di genio. E tu cittadino paghi tre volte: paghi la formazione dei professionisti e poi li ripaghi nel privato, infine paghi un sistema pubblico di sussistenza. Diabolico.
La verità è che a Ferrara comandano Bologna, Modena e la Romagna, cioè la Regione, ovvero le aziende sanitarie loro espressione e la rete interessi pubblico-privato che coinvolge l’intero settore sanitario; Ferrara è moneta di scambio.
E il PD locale lo sa e ne è silente complice.
Dopo anni di politica regionale in cui si è deciso di favorire Bologna e la Romagna che fa perno a Cesena (la Cesena del dott. Zuccatelli, vi dice qualcosa questo nome?
Un ferrarese “padre nobile” della Sanità non solo regionale ma anche nazionale: è alla sua intuizione assieme a quella del Sindaco Soffritti che abbiamo avuto il colpo di genio di Cona) la situazione necessita di azioni immediate poiché è gravemente compromessa e Ferrara cede pazienti -e quindi risorse- a favore delle altre province e della mobilità extra regione.
Ma cedere “ricchezza” all’esterno della nostra provincia se per il macro bilancio della Regione cambia poco, anzi, è un bel vantaggio per i territori che esprimono chi governa la Regione (Bologna e Modena in primis), per Ferrara vuol dire ridurre la sua ricchezza interna, il suo PIL locale. Ferrara è moneta di scambio per chi fa carriera politica nel PD.
MERCATO SANITARIO. VUOTO POLITICO. MOBILITÀ PASSIVA. Oggi, a Ferrara, in un mercato sanitario fortemente condizionato dalle politiche nazionali delle assicurazioni sanitarie che di fatto stanno sostituendo le vecchie “mutue” di categoria, ci sono le cliniche private a pagamento, e il PD locale/regionale, quelle non le tocca.
Questo, anche perché il mondo cooperativo classico -senza in origine competenze specifiche, ma con forti relazioni politiche di valore- con potenti sinergie si è inserito ritagliandosi un suo ruolo di peso: dalla clinica alla residenza per anziani, più o meno moribondi.
Un mercato sanitario ferrarese che trasferisce ulteriori risorse finanziarie fuori dalla comunità locale perché a Ferrara hanno messo radici forti anche attori privati di altre regioni d’Italia e d’Europa che visitano qui e poi operano fuori città e regione; stiamo parlando di una spesa sanitaria nazionale pari a: 114 miliardi di euro coperti dal sistema fiscale; cui aggiungere 45 miliardi -in crescita- spesi direttamente dai privati dei quali 4 miliardi sono intermediati dal sistema assicurativo privato.
Il problema -oltre che di risorse cedute all’esterno della comunità- è anche un altro, e ben più delicato: chi e come controlla per garantire al cittadino un adeguato servizio socio- sanitario, etico, umano, privo di speculazione o d’inappropriata prescrizione sanitaria, con – ad esempio- inutili interventi?
Compito della politica e di un Sindaco è quello di capire, dialogare con chi vuole fare profitti in questo settore, ma, soprattutto, agire per mettere in sicurezza famiglie e malati. Un compito per niente facile o scontato.
È la realtà -piaccia o meno- di anni di assenza di presidio della politica locale per preservare e tutelare con visione e pensiero la capacità della sanità ferrarese, ovvero: lavoratori e cittadini.
È la realtà con cui il nuovo sindaco dovrà confrontarsi, senza però poterla stravolgere.
VUOTO POLITICO. Il vuoto in natura come nella società non esiste, qualcuno lo occupa e quindi devi mediare tra interessi che devono essere socialmente convergenti verso un comune obiettivo di benessere, non contrapposti, per opposizioni tra lucro e costo/qualità del servizio. Volete una prova di questo “vuoto della politica” per la qualità della sanità ferrarese? Sapete chi vince e chi perde tra Veneto e RER in tema di mobilità passiva.
Diciamo meglio: ci sono più Veneti che vengono a curarsi in Emilia Romagna o viceversa?
Risposta? Vince l’Emilia Romagna! I veneti vengono a curarsi in Emilia Romagna, quindi, la qualità della sanità emiliana vale, e come cittadini, siamo orgogliosi dei professionisti della sanità che vi lavorano, molto meno delle politiche sanitarie che il PD riserva ai ferraresi.
Perché ? Dove vanno i veneti?
MOBILITÀ PASSIVA. Certamente non a Ferrara che i veneti saltano a piedi pari per Bologna, Modena, Parma, la Romagna. Ferrara, infatti, esporta pazienti per un valore di interventi sanitari pari 40 milioni di euro e ne importa solo per 5 milioni di euro.
Conclusione: la sanità di Ferrara non attrae. Peccato. Perché anni fa la narrazione della politica era diversa: l’assessore alla sanità della RER, Bissoni (lo ricordate?) al Convegno “Efficienza Gestionale ed Appropriatezza in Sanità” del 17-18 Settembre 2009 promise – assieme all’allora Rettore dell’Università di Ferrara Patrizio Bianchi seduto nell’Azienda
Ospedaliero-Universitaria e oggi assessore PD della RER- che Cona sarebbe stato un Hub sanitario, un polo d’attrazione di valore regionale, ma che dico, nazionale, (esagero):
europeo. Ecco, sì, esagerato. Ci vuole coerenza con le promesse. Oppure si dica: “scusate abbiamo sbagliato”. Cona è “solo” un ospedale di secondo livello che per vivere ha dovuto far ridurre al minimo l’attività degli altri ospedali del ferrarese: il buco nero, il divoratore della sanità locale. In tema di Sanità la politica del PD ferrarese è ormai da TSO.
SUDDITANZA PD. Ma torniamo alla nostra piccola Ferrara. Dopo aver cancellato l’ospedale in centro ai ferraresi, mentre Bologna, Modena e Reggio andavano in direzione opposta con il placet regionale, l’attuale Sindaco PD Tagliani nel 2014, consapevole del disastro sanitario rappresentato da Cona, senza pentirsi della scelta fatta -quando era consigliere regionale presidente commissione sanità- assieme al successore di Soffritti, Sateriale ed impermeabile alle critiche, promise in piena campagna elettorale, una Casa della Salute H24, sette giorni su sette, per raccattare voti. Vinse e poi?
Non ha fatto nulla, altrimenti non saremmo qui a parlarne.
E nemmeno Modonesi intende farlo. Chi comanda a Ferrara non vuole.
Una classe politica imbelle, della quale Modonesi è figlio non è riuscita e non potrà riuscire a far valere gli interessi dei suoi cittadini in Regione, e oggi, senza vergogna, teorizza con l’apporto dei soliti esperti pubblici, l’impossibilità -con autoreferenziale mala fede- di organizzare un presidio ospedaliero a Ferrara in corso Giovecca, dotato di punto di primo soccorso per codici verdi e bianchi aperto sette giorni su sette h24, day hospital, visite specialistiche, esami di laboratorio, attrezzature diagnostiche di base.
Lo fa da zelante uomo dell’apparato del PD che obbedisce a chi comanda: il governatore della Regione, l’assessore regionale alla sanità, i direttori delle aziende sanitarie; obbedisce a tutti tranne che a sé stesso e alle esigenze dei cittadini elettori che lusinga.
È obbligato: vuole il sostegno di tutto il partito per la sua ultima spiaggia per conservare lo stipendio di amministratore pagato dai cittadini; oppure, se sconfitto, per trovargli un lavoro, visto che -pare- non ne abbia mai avuto uno di proprio.
Solo questo basterebbe per non votare a Sindaco gli assessori in carica Modonesi, Fusari e le finte liste civiche pro PD ed extra PD: fintamente divergenti, assolutamente convergenti per mantenere lo status quo.
Modonesi racconta favole sul primo soccorso in città nell’ex S. Anna.
Non è vero che per dare un servizio di tipo ospedaliero alla città, serve tutto quello che c’è a Cona. Frottole, favole, fanfaluche.
SI PUÒ FARE. Questo è possibile. Basta volerlo: politicamente. Come si spiega altrimenti che una Clinica Privata, convenzionata, quindi che è parte del Servizio Sanitario Nazionale pubblico con soli 70 posti letto, da anni dotata di un efficiente Punto di Primo Intervento ben utilizzato da tanti ferraresi, l’anno prossimo riuscirà ad evolversi per diventare un “Presidio Ospedaliero Pubblico” con tanto di Pronto Soccorso H24 e relativo sistema di rianimazione, diagnostica 24h, chirurgia e connessa reperibilità degli specialisti, se non con un atto di volontà politica sposata a capacità gestionale, privata?
Dove è questa volontà politica? Nel Veneto dove la regione legifera in modo diverso.
Nella grande metropoli veneta di Santa Maria Maddalena frazione del Comune di Occhiobello, naturalmente, dove c’è lo spauracchio della sanità ferrarese incubo finanziario della mobilità passiva delle due aziende sanitarie. Davide contro Golia.
Occhiobello per decisione della Regione Veneto avrà il Pronto Soccorso H24 con la rianimazione; la città di Ferrara: NO!
Manco un Punto di Primo Soccorso, perché è di questo che stiamo parlando, non di un Pronto Soccorso. Già, noi abbiamo l’ospedale di Cona da 600 posti letto, peccato che non sia quello evocato da Bissoni.
Il vecchio Sant’Anna a Ferrara può ospitare un primo soccorso per codici bianchi, verdi e ortopedici, che toglierebbe pressione all’ospedale di Cona e darebbe un servizio di base alla città periferie comprese.
È stupefacente come l’arroganza di chi ha arrecato per anni danni: ai lavoratori della sanità pubblica, alla popolazione ferrarese, alla distribuzione delle risorse tra i vari comuni del ferrarese, si spinga oltre nel tentativo di prendere nuovamente in giro gli elettori.
Ma per rimediare ai danni comunque provocati dal PD con la decisione di chiudere il Sant’Anna servono nuovi amministratori, non coinvolti nelle scelte sbagliate del passato.
Modonesi dovrebbe avere l’umiltà di leggere, studiare, applicarsi, informarsi di persona e poi ascoltare di persona (ecco, questo è più difficile se non sei predisposto) i lavoratori della sanità di qua e di là dal Po.
In realtà non gliene frega niente, perché il suo compito è: obbedire! In primis a chi ha voluto la follia di Cona, così come la conosciamo oggi, non nella versione “peccato originale anni ‘90”, ma quella di un “mostro” che divora oltre 50 milioni di euro l’anno solo per essere aperto senza i costi per le vere attività sanitarie e il personale medico, infermieri, ecc…
Sapete chi sono i partecipanti al Consorzio Progeste? No? Fatevi una visura camerale e istruitevi. Tutto questo, grazie alle condizioni del devastante Contratto di Project Finance.
Già ma non c’erano soldi …. sbagliato!! Ma questa è un’altra storia ancora di come si sono creati i costi della sanità ferrarese.
Dal punto di vista finanziario bisognerebbe rivedere i termini del Contratto con Progeste.
Dal punto di vista gestionale, si dovrebbero potenziare le specialistiche ad elevato impatto, quelle che danno lustro e richiamo anche a livello nazionale magari introducendo specialità di nicchia all’interno delle branche operative tra cui ginecologia, urologia, ortopedia e le varie Chirurgie che da anni “perdono patologia” e gravi fonti di mobilità passiva.
Ma questo è un altro film, con attori che vogliono investire sulle professioni coniugate con la riapertura e investimento delle Scuole di Specialità della facoltà di Medicina dell’Università di Ferrara: un altro capitolo ancora della storia negativa della sanità ferrarese.
A Cona i concorsi vanno deserti non perché non ci siano specialisti di qualità ma perché i professionisti non vogliono andare a lavorarci in queste condizioni!
Questo vuol dire anche aumentare posti letto a favore di queste specialità e dunque togliendoli alle branche mediche (perché non se ne possono creare di altri e Cona ha meno posti letto del vecchio Sant’Anna) ma anche aprendo più sale operatorie (quelle che ci sono già ma sono chiuse) e contestualmente assumere più personale di supporto per queste ultime, assieme ad altro personale medico e infermieristico per il servizio di Pronto Soccorso sempre sotto pressione.
FERRARA, LA CASA DELLA SALUTE e LA PROVINCIA. Di case della salute ce ne sono in diversi paesi europei e in Italia, anche con primo soccorso e di aperte 7 giorni su 7 ce ne sono diverse. Nella nostra regione Ferrara è la solita cenerentola con 1 casa della salute, a Parma come a Reggio sono 8.
A Genova la Casa della Salute con il Consorzio Liguria Salute e MediCoop Genova, da febbraio mette a disposizione dei cittadini il punto di Primo Soccorso e Continuità Assistenziale nei giorni prefestivi e festivi di tutto l’anno con circa 120 aperture per codici di gravità bianchi e verdi, con possibilità di visita anche domiciliare. Servizi simili ad
Alessandria e Albenga. I più furbi e più bravi sono a Ferrara? Dubitiamo assai. Poliambulatori e day hospital al vecchio Sant’Anna ci sono già, la sfida è integrarli con un Punto di Primo Soccorso di cui dicevamo e i servizi di lungodegenza, RSA, piccola Chirurgia ambulatoriale, magari utilizzando il palazzo delle ex-nuove cliniche anche con partnership pubblico-private.
Al vecchio Sant’Anna si devono tenere i poliambulatori, creare un day surgery, ma principalmente recuperare i posti letto tolti alle medicine/lungodegenza che sono importanti per assistere i pazienti cronici che non è il caso di tenere ad occupare i posti letto di Cona che invece deve correre.
I day surgery vanno concentrati in uno o due presidi della provincia, dipende dai volumi perché è vero che le liste sono lunghe ma se imposti un modello ad alto turnover per patologie a bassa complessità, in 2-3 anni si può recuperare.
Ricordiamo che ad Argenta pochi anni fa sono state inaugurate -almeno 3 volte- costose sale operatorie all’avanguardia!
Se ci fosse davvero l’intenzione politica di rimediare a certe scelte disastrose accettando il confronto con chi la pensa diversamente, crediamo che la soluzione si potrebbe trovare.
Qui siamo all’arroganza oltre la vergogna, a cui si deve rispondere in un solo modo: un voto per cambiare, per rompere col passato e dare un futuro più sereno alla sanità ferrarese, ai suoi lavoratori, ai cittadini.