AREE AGRICOLE RESILIENTI? UNO SGUARDO AL FUTURO di Gloria Minarelli – Dottore Agronomo

AREE RURALI RESILIENTI? UNO SGUARDO AL FUTURO

Il cambiamento dello scenario socio-economico causato dal Covid19 pone alcune forti riflessioni sulla direzione fino ad oggi seguita a proposito dell’innovazione, della ricerca e degli investimenti delle imprese, incluse quelle del settore agri-food , delle filiere alimentari e dei servizi provenienti dalla ruralità.

Ad oggi non sono ancora chiari gli scenari futuri e nemmeno la traiettoria dello sviluppo economico che vive la contraddizione tra rallentamento/blocco e la necessità di rivedere velocemente modelli e strategie di gestione.

Ma abbiamo un concetto-guida a portata di mano, lo sviluppo sostenibile, basato su alcuni parametri ed indicatori indiscussi di Agenda 2030; anch’esso è influenzato da questa situazione sanitaria globale e presenterà un’alterazione nel raggiungimento e valutazione di alcuni dei previsti Goals. Con uno sguardo in particolare agli obiettivi più pertinenti alle filiere agricole e allo sviluppo rurale, emergono il Goal 1 Come porre fine alla povertà nel mondo , il Goal 2 Come porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile il Goal 3 Assicurare salute e benessere a tutti.

Sul Goal 1 – come porre fine alla povertà nel mondo: nonostante un sostegno dei governi è ipotizzabile un aumento della povertà in generale e in tutte le sue dimensioni dovuto all’incertezza e alla chiusura di molte attività e riduzione dei redditi.

Sul Goal 2 e 3- porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile, si possono individuare due principali linee di sviluppo: l’andamento del settore agricolo e i comportamenti alimentari.

Il primo settore è fra quelli essenziali per il Paese quindi l’attenzione rimane massima, ma bisognerà vedere se le misure di sostegno previste saranno adeguate. Invece per il secondo punto si immagina un peggioramento dei comportamenti alimentari dovuti ad una probabile minore capacità di spesa del consumatore costretto ad interessarsi a cibo di minor qualità.

Il Decreto “Cura Italia” all’art. 78 cita misure a in favore dell’agricoltura e della pesca e si toccano alcuni Goal della sostenibilità 2, 8 e 14. Tuttavia il decreto è redatto piuttosto sulla sola dimensione della protezione, cioè sul problema immediato, ancora è privo di una e vera propria visione resiliente, quindi di sviluppo sostenibile. Le dimensioni previste da uno studio del Joint Research Centre della Commissione europea sono infatti almeno 5: prevenire, preparare, proteggere, promuovere e trasformare.

In questo momento non si persegue per il settore agri-food una visione costruttiva e miglioratrice con effettive proposte; è in questo contesto che si colloca la presente riflessione fornendo uno spunto verso l’importante cambiamento che ci attende.

Ferrara è un eccellente campo di studi e di ricerca capace di accendere un nuovo modo di guardare al proprio territorio rurale e alle risorse naturali. A ragione di questa affermazione le caratteristiche del territorio ferrarese, la vocazione alle attività dell’agricoltura e della pesca, un relativo isolamento della popolazione, sono state anche un’importante condizione di resilienza al contagio da Covid19, dimostrandosi un vantaggio per l’intera comunità.

Consultando il documento dell’Osservatorio di economia – edito nel 2019 dalla Camera di Commercio, Agricoltura, Artigianato e Industria di Ferrara “Il sistema territoriale della Provincia di Ferrara e il suo posizionamento” Indicatori anno 2018 – si evince che la percentuale d’imprese nel settore agricoltura a Ferrara è del 24,4% il più alto fra le province in Regione (segue Ravenna con il 20% e ultima Rimini con il 7,3%) rispetto ad una media nazionale del 14,4%.

Il dato è confermato dalle cifre degli Occupati per settore agricoltura, pesca e silvicoltura (forze lavoro Istat) che presentano un consolidamento negli ultimi tre anni (in migliaia di unità) da 10,5 nel 2016, 9,3 nel 2017 e 10,3 nel 2018.

Infine la variazione percentuale del valore aggiunto da anno 2017 a 2018 per Ferrara è in totale di 1,6% (rispetto al valore regionale di 2% e nazionale dell’ 1,7%) con un’attribuzione al settore agricoltura, silvicoltura e pesca del 6,1%, il più alto in Regione Emilia-Romagna che presenta, per lo stesso settore produttivo, una media del 2,5%; mentre la media nazionale è del 2,1%.

La lettura di questi numeri di natura economica, insieme alla densità abitativa di 131,1 abitanti per kmq, (Bologna 274,1, Milano e provincia 2.063,0 abitanti/kmq ) da contezza della realtà fortunata di Ferrara in questo periodo e speriamo anche per un’affermazione socio-culturale nel futuro.

Mi auguro quindi che oltre al prioritario Settore medico e sanitario si possa riconoscere anche il ruolo fondamentale delle politiche che sostengono l’agricoltura e la pesca, la struttura sociale nelle aree rurali, il contrasto allo spopolamento delle aree territorialmente più fragili, e con uno sguardo alla Regione Emilia-Romagna e al nostro Paese, sia quelle di pianura e costiere, sia quelle remote di collina e montagna.

La campagna, gli spazi aperti, sono condizioni essenziali, non solo di resilienza e contrasto al contagio in questo periodo ma fonte di benessere, quando dovremmo riprendere con cautela la frequentazione di aree ricreative all’aperto.

Negli anni abbiamo visto lo sviluppo di sistemi economici complementari e connessi per le imprese del settore rurale, come la multifunzionalità e i servizi di ospitalità; ora, in questa fase di forzato cambiamento delle abitudini, è tempo di rivedere modalità e regole per la fruizione delle aree agricole e dei paesaggi-benessere, la vita all’aria aperta, un valore inestimabile per tutta la comunità.

I fronti di lavoro sono numerosi ed ogni azione può essere un tassello verso la costruzione di un sistema nuovo per il consolidamento dello sviluppo rurale, come per esempio: la salvaguardia della salute partendo da una sana alimentazione basata su prodotti locali, freschi e di qualità; la razionalizzazione della distribuzione dei prodotti (filiere, domanda ed offerta), la riorganizzazione del lavoro nei campi per la raccolta dei prodotti e la rivalutazione dei servizi di ospitalità delle aree rurali in chiave ricreativa salute-benessere.

Gloria Minarelli